Set
03
2008
Ecco una nuova rubrica, la prova di una tavola da surf, o come in questo caso, da skimboard.
In più di vent’anni di skimming ho provato centinaia di tavole di ogni foggia e materiale, dai legnoni autocostruiti al costosissimo carbonio, e piano piano si è fatta più forte l’esigenza di una custom board fatta appositamente per il mio stile, così è cominciata la ricerca di uno shaper che potesse accontentarmi senza dover firmare cambiali. E’ stato l’anno scorso alla tappa del Med Tour di Cannes che ho potuto provare una Varua e vedere di persona un prodotto rifinito bene e solido.
Avendo quest’estate ucciso due delle mie tavole, la necessità di una nuova si è fatta impellente e preso contatto con Varua, nella persona dello shaper Gilles Guidarini, mi sono subito trovato a mio agio e deciso il tipo di shape ed il materiale, ho finalmente prenotato la mia magic board!
Da quel giorno è passato ormai un pò di tempo perchè con la nascita di mia figlia tutto il resto è stato rimandato ma finalmente il primo di settembre mi sono recato, con tutta la famiglia, a Cannes per ritirare il gioiello. L’atelier di Gilles è un poco fuori città, in un ambiente bucolico e quando siamo arrivati lui stava resinando uno splendido quad che qualcuno presto si godrà: infatti Varua produce surfboard, skimboard e skate di alto livello e tutti completamente HANDMADE, niente produzione di massa ma ogni pezzo è unico.
Gilles ha 36 anni, due figli e la mia stessa passione per il mare ed il waveriding: è facile, grazie all’inglese, abbattere le barriere di nazione e lingua e capirsi subito al volo! Dopo un tour nelle fasi di costruzione di una tavola ed un buon caffè, ecco apparire la mia tavola!!! Come d’accordo lo shape è tirato ed i bordi (rails) sono affilati per una migliore tenuta sull’onda: a me piace surfare e non mi importa di sacrificare le manovre tipo skate, voglio potenza e velocità. Il pane interno o blank è della U.S. Blanks, che dopo la scomparsa di Clark foam, è leader nel settore e garanzia di qualità, mentre il guscio esterno è in Epoxy, quindi duraturo e leggero.
Completa il tutto una finitura colorata molto “seventies” con glassato il mio logo pitturato a mano con maestria da Gilles stesso. A questo punto ho potuto scegliere tra una vasta gamma di pads che lui stesso ha poi posizionato.
Un giretto ancora fra le tavole e qualche consiglio sugli spot dei dintorni ed è giunto il momento dei saluti, un arrivederci alla prossima tavola, che sarà una surfboard egg sui 7 piedi quad o single fin. Si sa … chi trova una shaper …spende un tesoro!!!
Prova: il giorno dopo una lunga battigia e un’ondina di risacca mi davano la possibilità di un buon test: già fuori dalla sacca si notano le diversità dalle tavole industriali a cui ero avvezzo. Lo spessore è notevolmente minore e la leggerezza della tavola è evidente, la coda non fish ma round promette una tenuta migliore ed i rails acuti incutono timore, tutto sembra orientato alla velocità. Giunto finalmente il momento del primo lancio, emozionato come un bimbo a Disneyland, corro, lancio su poca acqua e noto subito che il forte vento non disturba il take off; metto subito il piede dietro sul pad e la tavola accelera nonostante sia proprio su un velo d’acqua invisibile, poso il piede avanti sull’archbar e mi sento spinto avanti tipo turbo, oso un side slide e mi trovo tre metri oltre la risacca e la tavola continua la sua spinta: allora nei video non sono extraterresti ma hanno solo buoni materiali!
Passa un’ora e mezza e tento tutto il mio repertorio da onda piccola e, credetemi, mi stupisco della facilità con cui mi entrano tricks di solito difficili se non impossibili, come reverse 360 o 180 airs!
In ultima analisi, vi consiglio vivamente, se siete intenzionati a progredire nello skim, di affidarvi a una persona che possa esaltare le vostre caratteristiche con un prodotto superiore a quello che circola in Italia ed ad un prezzo comunque accettabile.
Inoltre cliccando sull’icona commenti sotto questo articolo potrete leggere anche il test effettuato da Andrea “Harlock” Salzano, atleta di punta del team savonese Onda d’Urto.
Mag
26
2008
Si apre la stagione 2008 dello skimboard a Savona: il team “Onda d’urto” affiliato alla federazione surf italiana sotto l’egida del surf club “Cinghiale Marino” di Andora (SV) punta a nuovi importanti risultati. Forte dei sui atleti, tra cui spiccano Andrea Salzano, Luca Quaglia e Gabriele Monaco, la squadra punta a bissare i successi nazionali ed internazionali dell’anno scorso. Nel 2008 però si è scelto di abbandonare il campionato italiano per dedicarsi a tempo pieno al MED TOUR, vera competizione che vede atleti da tutto il “mare nostrum”.
A breve un completo articolo sulla gara internazionale svoltasi il mese scorso a Barcellona, con skimboarder di livello mondiale come l’americano Morgan Just, vero mattatore; non hanno comunque sfigurato Luca ed Andrea, eliminati ma con onore al primo turno.
Aloha and SKIM HARD!!!
Mar
10
2008
Vi voglio presentare il pezzo forte del mio quiver, un nove piedi Phil Edwards originale!
Prima di tutto chi è costui : banalmente un surfer nato nel 1938 che divenne il primo pro, fu il primo a surfare Pipeline e fu il primo ad avere un proprio marchio di tavole! Non male eh!
Phil ebbe l’intuizione che con tavole da 11 o 12 piedi onde come quelle ripidissime e tubanti di Pipeline erano impossibili, e cominciò quindi a segare parti abbondanti di prua fino a giungere ai 9 piedi scarsi, che gli permisero di fare le prime duck dive e passare sotto onde grandi e partire sulle stesse. Cominciò poi a produrle in serie prima alle Hawaii poi in California ed infine negli anni a seguire in Francia: la mia appartiene a queste ultime shapate con il famoso marchio Hobie e firmata da lui stesso. Come si può notare prima di essere rimessata per anni in un fienile ha subito parecchie battaglie di cui mostra ancora i segni: nonostante il “Cola” del Varazze Surf Shop l’abbia sottoposta ad una cura ringiovanente alcune riparazioni sono ancora visibili ma non inficiano la manovrabilità del mezzo.
In acqua si rivela un poco “dura” da condurre, forse anche per la pinna da me adattata, una Surftech in legno resinato da dieci pollici, molto stilosa ma poco manovriera (noblesse oblige). Nella remata ed in partenza è un missile e con poche bracciate parte su tutto, planando immediatamente e dando l’impressione di essere molto più lunga. Nella conduzione non si può paragonare alle moderne tavole ma arretrando bene e sfruttando la tecnica del kneedrop si ottengono comunque delle buone linee e non è difficile tirare qualche buon noseride. Logicamente le uscite con un longboard di questo tipo vanno centellinate per non incorrere in rischi di rotture ma vi posso assicurare che quelle volte in cui lo usate venite ricompensati di tutte le cure. OLD SKOOL RULES
Gen
26
2008
Eccoci giunti al momento cruciale: la prima uscita. Avete tutta l’attrezzatura, tavola con paraffina e leash, pinne e, se è inverno la muta! Se invece fosse estate, ricordate che comunque è meglio indossare una lycra, una t-shirt o un jacket in neoprene leggero, perché la coperta della tavola dove appoggiate il petto è discretamente abrasiva e dopo poco vi ritroverete con la pelle irritata; in estate l’ideale è una lycra a maniche lunghe con protezione dai raggi u.v.a. (si trovano nei surf shop) che vi proteggerà anche dalle scottature. Bene … è arrivato il momento… non abbiate fretta, controllate bene dove i locali si tuffano, dove passano per prendere il largo, dove è la LINE UP (il punto dove partire con la tavola) e gli eventuali ostacoli; fate anche un minimo di riscaldamento muscolare saltellando e roteando le braccia. Prima di lanciarvi alcune raccomandazioni: innanzitutto dovete saper nuotare bene!!! Seconda cosa, anche se il mare è di tutti, nella pratica del surf esistono alcune norme utili per evitare incidenti e liti: prima di tutto risalendo verso il largo tenetevi fuori dalla zona di manovra dei surfisti, cioè passate esterni a dove le onde frangono, nel cosiddetto canale. Una volta raggiunta la line up, ricordate che esiste un diritto di precedenza: il surfista che parte da più al largo ha la precedenza quindi se c’è già qualcuno sull’onda non provate a prenderla: una tavola in testa può fare molto male! Ancora qualche raccomandazione: per la prima volta evitate zone molto frequentate, come Varazze, e cercate di restare nella zona più laterale dell’onda (detta “conigliera”) prendendo le onde scartate dai più bravi. Ci siamo … è il momento! Aspettate il momento giusto per tuffarvi, quando i set di onde sono appena passati e il mare è liscio. Non frapponete mai la tavola fra voi e l’onda e mentre nuotate verso il largo usate solo le pinne senza lasciare la presa della tavola; vedremo in seguito il DUCK DIVE, manovra per passare sotto le onde, quindi se ne arriva una grossa gettate la tavola di lato e tuffatevi sotto, la potrete recuperare con il leash. Giunti in posizione aspettate l’onda giusta: deve essere libera da altri surfers e possibilmente già schiumata: è la vostra prima volta, avrete tempo per sceglierne di grosse e cave! Quando la schiuma vi sta raggiungendo, nuotate al massimo verso riva tenendo il peso del corpo in avanti; quando sentirete che la tavola comincia a planare smettete la spinta e posizionate il corpo bene avanti sulla tavola (l’ombelico è sopra la coperta). Continuate a tenere bene il nose e cercate di andare fino quasi a riva e prima di spiaggiarvi gettatevi di lato dopo aver preso una boccata d’aria: trattenete il fiato e tuffatevi per fermarvi. Appena riemersi recuperate in fretta la tavola e velocemente mettetevi al sicuro fuori dalla zona di turbolenza: ora riposate e fermate questo attimo nella vostra mente … lo ricorderete per sempre!
Nella prossima puntata vedremo alcune manovre principali per poter curvare.
Aloha dal dottor Spugna.
Gen
23
2008
Ci siamo lasciati che avevate appena acquistato la vostra tavola, quindi ora vediamo il discorso pinne: ne avete drammaticamente bisogno! Solo quando sarete veramente bravi e solo se vi interesserà lo STAND-UP (andare in piedi) potrete pensare a non usarle; comprate delle pinne professionali! Le altre non spingono, fanno venire i crampi e si rompono in fretta, e che siano specifiche per il boogie perché anni di ricerca in questo campo vi aiuteranno a surfare meglio. Un buon paio dovrebbe costare sui 30 o 40 euro e se trattate bene durano anni; devono calzare giusto quindi perdete qualche minuto tenendole ai piedi e non abbiate fretta. Un accessorio utilissimo è il fermapinne o flip-saver: praticamente due lacci con velcro che evitano lo scalzamento delle pinne e conseguente perdita (non galleggiano). Se non volete affrontare tale spesa potete costruirne due con dei lacci, ma visto che non costano tanto, consiglio di comprarli perché sono più pratici. Seguite questo consiglio perché è frustrante dover tornare a riva perchè vi siete persi una pinna, e in condizioni impegnative, anche pericoloso. A questo punto dovete preparare la tavola: se possibile fatevi mettere il leash (laccetto che legherete al polso e vi permette di recuperarla quando cadete) dal negoziante, di solito lo fanno gratis. Infatti dovete bucare la tavola ed è meglio non sbagliare; se proprio volete farlo da soli procuratevi un cacciavite a croce, scaldatelo e conficcatelo da parte a parte in centro dieci centimetri circa dal nose, poi infilate le due parti una da sopra ed una da sotto ed avvitatele con una moneta. Montato il plug (attacco del leash) e legato il laccio con il cordino in dotazione, vi rimane da strofinare la coperta della tavola con un asciugamano intriso di acqua tiepida: ciò serve ad eliminare i residui di materia protettiva che è molto scivolosa. A questo punto passate una mano di paraffina da surf (fatevela omaggiare dal surf shop, con quello che avete speso!!!) e siete a posto. La prossima settimana vedremo come entrare in acqua ed alcune importanti norme per la vostra sicurezza.
STAY TUNED! Aloha dal dottor Spugna.